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Depurare l’acqua di casa conviene?

L’acqua, fonte di vita e bene prezioso, è disponibile sotto forma potabile solo in pochissima quantità nonostante il 70% della superficie del pianeta sia coperto d’acqua.In Italia l’acqua che giunge nelle nostre case è tutta assolutamente potabile ed è sottoposta a frequentissimi controlli sanitari tra i più efficienti al mondo. Ciò nonostante siamo tra i primi consumatori di acqua minerale al mondo: con oltre 10 miliardi di litri di acqua minerale prodotti ogni anno, per un consumo pro capite che supera i 170 litri, l’Italia è il terzo paese dopo Stati Uniti e Canada nei consumi e nella produzione di acqua minerale.

In pratica non beviamo l’acqua che esce fuori dai nostri rubinetti, nonostante di questa vengono controllati frequentemente un centinaio di parametri contro i cinquanta scarsi di quella minerale tra l’altro effettuati con minore frequenza. Eppure converrebbe, oltre che per la sicurezza dei controlli, anche per il minor costo e il minor impatto ambientale consumare l’acqua potabile delle reti idriche.
La produzione e la commercializzazione dell’acqua minerale ha un costo ambientale altissimo:

– depauperamento delle falde acquifere

– oltre 5 miliardi di bottiglie di plastica ogni anno finiscono nelle discariche pubbliche

– l’inquinamento atmosferico dovuto al trasporto delle merci che avviene prevalentemente su mezzi gommati alimentati a gasolio






Il motivo di questo grande consumo di acqua minerale è da ricercare nel cattivo sapore dell’acqua di rete, piuttosto che nelle qualità benefiche tanto decantate nelle pubblicità delle acque minerali. Lo stato delle reti idriche usurate e obsolete e la disinfezione con cloro dell’acqua, contribuiscono all’idea di un’acqua di rubinetto “impura” , sensazione tra l’altro confermata da un sapore davvero sgradevole in molti casi. Bere acqua minerale o depurare l’acqua di casa?

Le etichette delle acque minerali non specificano tutte le caratteristiche biochimiche dell’acqua imbottigliata: qualche sale minerale, residuo fisso, conducibilità, e poco altro.Di note sostanze cancerogene, come l’arsenico, non c’è obbligo di dichiararne una eventuale presenza e può contenerne fino a cinque volte di più rispetto al limite consentito nell’acqua di rubinetto (50 microgrammi/litro contro 10 microgrammi/litro).
La stessa cosa vale per il pericoloso alluminio, che in casa non può superare i 200 microgrammi per litro, e per il fluoro, il cui valore massimo è di 1,5 milligrammi per litro in casa e che nelle acque minerali possono essere contenuti senza alcun limite.Appare evidente come il consumo di acqua minerale, non solo sia dispendioso economicamente per le famiglie, ma anche meno sicuro del consumo della comune acqua potabile, senza contare l’enorme impatto ambientale delle acque imbottigliate.
L’uso dell’acqua di rubinetto è quindi una pratica consigliata per tutelare l’ambiente e risparmiare sulle spese che l’acquisto di acqua imbottigliata

Per migliorare le qualità organolettiche dell’acqua di rubinetto, da qualche anno, come soluzione alternativa all’acqua minerale, sono in commercio diversi apparecchi e impianti per depurare l’acqua di casa con i quali è possibile ottenere dal rubinetto acqua buona come quella minerale a costi di gran lunga inferiori.

La diffusione di apparecchi per depurare l’acqua di casa è stata oggetto di aspre polemiche. Soprattutto i depuratori ad osmosi inversa, di cui parlerò in seguito, sono stati oggetto di diatribe e pareri discordanti su giornali e note trasmissioni televisive. Questo tipo di apparecchi per depurare l’acqua di casa sono stati criticati definendoli “non sicuri per la salute” perché la filtrazione eccessiva impoverisce l’acqua della rete idrica, già perfettamente potabile, privandola di importanti sali minerali

Ad alimentare lo scetticismo degli utenti è stata anche la messa in commercio di prodotti non conformi alle leggi, che sedicenti aziende specializzate, attratti da facili guadagni, hanno cercato di vendere con tecniche truffaldine. Va chiarito però che gli impianti per depurare l’acqua di casa a norma di legge, compresi quelli ad osmosi inversa, non demineralizzano totalmente l’acqua. La legge vieta espressamente che vengano eliminati del tutto i minerali contenuti nell’acqua. In alcuni apparecchi è consentito regolarne quantità e tipo, si può ad esempio, regolare il proprio impianto casalingo per fare uscire acqua dal rubinetto con le stesse caratteristiche dell’acqua minerale preferita.
Ulteriori precisazioni riguardo ai sistemi di trattamento delle acque:

Ulteriori precisazioni riguardo ai sistemi di trattamento delle acque:

Nessun apparecchio per depurare l’acqua di casa rende potabile acqua che non lo è.

-Depuratori e Addolcitori, non sono la stessa cosa! I primi filtrano l’acqua da impurità, sostanze chimiche e minerali; i secondi non depurano l’acqua, ragione per cui in questo articolo non sono presi in considerazione, ma semplicemente rendono un acqua dura, cioè eccessivamente calcarea, meno dura e comunque con grado di durezza mai inferiore ai 15 °f consentiti per legge

Depura l’acqua di casa in sicurezza:

L’informazione denigratoria, favorita da comportamenti scorretti da parte di alcuni produttori, è quantomeno sospetta, forse messa in atto per scongiurare un successo commerciale che poteva intaccare un settore molto redditizio come quello delle acque minerali. Lo scetticismo è comunque comprensibile, tra l’altro esistono in commercio diversi sistemi per depurare l’acqua di casa e capire quello che fa a caso nostro può essere complesso, invece per quanto concerne l’affidabilità e la bontà del prodotto basta fare riferimento alla normativa vigente che tutela il consumatore e che stabilisce alcuni requisiti indispensabili.

Un qualsiasi impianto depurare l’acqua di casa deve:

– essere accompagnato da un chiaro manuale di istruzioni per l’uso e la manutenzione contenente le caratteristiche del sistema di depurazione privo di informazioni ingannevoli su inesistenti proprietà depurative, le prestazioni devono riguardare esclusivamente sostanze, elementi o parametri biologici che siano testati sperimentalmente e documentati.

– essere accompagnato da tutte le procedure da seguire per la manutenzione ciclica del prodotto, specificate in forma scritta e sotto la responsabilità del produttore che deve garantire al cliente la necessaria assistenza e tutte le funzioni descritte nel manuale d’uso e manutenzione per tutto il ciclo vitale dell’apparecchio

– essere istallato da tecnici abilitati in grado di rilasciare all’utente la dichiarazione di conformità del sistema montato.

Le norme tecniche sono molto chiare quindi.Per evitare le truffe basta controllare che l’azienda produttrice sia certificata TUV Iso 9001 e soprattutto che abbia le attestazioni di conformità al Decreto 7 febbraio 2012, n. 25 del Ministero della Salute riguardo i sistemi per depurare l’acqua di casa.

Scegliere il sistema giusto per depurare l’acqua di casa.

I principali sistemi disponibili sul mercato sono essenzialmente di tre tipi. Questi sfruttano principi diversi fra loro con i quali si ottengono risultati di depurazione differenti, ognuno dei quali più o meno adatto alle necessità individuali.

1. Osmosi inversa.

Si tratta di un processo fisico per filtrare l’acqua satura di sali e minerali attraverso una membrana semipermeabile, che per mezzo di pressione riduce questi minerali.

Questo tipo di depuratori costano un po’.In ogni caso accertatevi che sia a norma delle leggi italiane.

PRO

– Sistema molto efficiente e sicuro perché non si avvale di processi chimici.

– Capace di filtrare oltre alla ruggine e ai detriti microscopici, ferro, manganese e altri minerali nocivi.

– Quelle ad osmosi inversa sono le uniche apparecchiature in commercio in grado di filtrare sostanze chimiche come il fluoro e l’arsenico, oltre che il cloro naturalmente.

– Filtrazione efficiente contro i batteri e virus idro-trasmissibili che non possono passare attraverso i filtri.

– Non viene sprecata tanta acqua, rispetto ad altri sistemi di filtrazione.

Se l’apparecchio non è conforme alle disposizioni di legge può impoverire l’acqua potabile del rubinetto di casa, in particolare alcuni minerali alcalini positivi possono essere rimossi insieme ad altri minerali nocivi, rendendo l’acqua più acida causando problemi alla salute oltre che fenomeni corrosione del sistema idrico.

L’installazione e la manutenzione sono complesse e deve essere fatta da personale qualificato

A chi conviene?

– Se l’acqua della vostra rete idrica viene approvvigionata da una zona vulcanica il contenuto di arsenico può essere più elevato degli standard previsti che il Decreto L.gsl 31/2001 fissa ad un massimo di µg 10 per litro. Questo veleno può essere ridotto con i sistemi di filtrazione ad osmosi.

– Se utilizzate acqua proveniente da pozzi o falde private potenzialmente inquinate. Naturalmente oltre alla depurazione dell’acqua, in questi casi, è fondamentale far effettuare analisi cicliche della stessa, al fine di essere sicuri.

2. Ionizzazione.

Si tratta di un processo di elettrolisi che avviene per mezzo di uno ionizzatore domestico, che oltre a filtrare l’acqua potabile la rende alcalina.

Pro

L’acqua trattata con questo procedimento non solo viene filtrata, ma anche trasformata in acqua dotata di una grande quantità di elettroni ottimi per favorire l’ossigeno attivo nel corpo e bloccare l’ossidazione delle cellule.

L’acqua alcalina che si ottiene con questo sistema offre una serie di benefici per la salute più dell’acqua normale, ma badate bene non è miracolosa

L’acqua alcalina ha un potere idratante più alto, è ricca di minerali alcalini, come magnesio e calcio utili per prevenire l’osteoporosi e riequilibra il pH dell’organismo.

Contro

Costo dei macchinari piuttosto elevato. Filtrazione più blanda rispetto a quella ottenuta con l’osmosi inversa. Viene sprecata tanta acqua, per ottenerne piccole quantità sufficienti all’uso potabile giornaliero.

Per ottenere i benefici salutari tanto decantati, cioè abbassare il livello di acidità dell’organismo, la sola assunzione di acqua alcalina ionizzata non è sufficiente soprattutto se la vostra alimentazione è ricca di carni, grassi e altri alimenti acidi.

Per assumere farmaci non è consigliabile usare acqua alcalina ne per ingerirli, ne un’ora prima , ne un’ora dopo.

I bambini fino a 3 anni non devono bere acqua alcalina.

A chi conviene?

Sistema rivolto ai salutisti che vogliono sfruttare i vantaggi dell’acqua alcalina per abbassare il livello di acidità dell’organismo, ma va ricordato che oltre al consumo di acqua alcalina è indispensabile una dieta ricca di alimenti alcalinizzanti come frutta e verdura.

3. Micro filtrazione.
Sono i sistemi meno complessi da installare. Quello più semplice è costituito da un filtro a carboni attivi applicato direttamente all’uscita del rubinetto.
Pro
Piccoli, poco ingombranti e semplicissimi da montare.
Filtrano depositi di sabbia ed altre scorie provenienti dalle operazioni di pompaggio, corpuscoli solidi, che fungono da nuclei di aggregazione per lo sviluppo della ruggine.
Riescono a trattenere solventi, pesticidi ed altri elementi nocivi.
Trattengono il cloro, conferendo all’acqua odore e sapore più gradevoli.
Molto economici, nell’acquisto e nella manutenzione. I filtri possono essere sostituiti o disinfettati tramite raggi UV.

Contro
I filtri di questi sistemi non sono efficaci per rimuovere nitriti, nitrati e batteri, per i quali sono necessari filtri con composti a base di argento.
I filtri possono contaminarsi con la saturazione se non sostituiti a tempo debito. Questo potrebbe causare un rilascio improvviso della carica batterica assorbita.

A chi conviene?

Se volete semplicemente risparmiare sull’acqua da bere e ridurre l’impatto ambientale provocato dalla produzione delle acque minerali, ma tuttavia desiderate migliorare il gusto dell’acqua potabile del rubinetto, questo sistema è perfetto per voi.
Un ultimo consiglio: al fine di meglio comprendere il tipo di depuratore che fa per voi, eseguite un test dell’acqua che esce dal rubinetto di casa vostra utilizzando un semplice kit fai da te reperibile facilmente online. Con questi kit di analisi è possibile, in modo semplice, misurare il pH e la durezza dell’acqua e verificare il contenuto di solfati, cloruri e di nitrati-nitriti.
L’importanza di filtrare a 0,5 micron: la tecnologia pre coat
La tecnologia pre coat è l’unica che consente di offrire i vantaggi del carbone attivo assieme a quelli di una filtrazione submicrometrica, in grado di assicurare la rimozione di qualsiasi particella presente nell’acqua con dimensioni superiori a 0,5 micron.
Se la natura degli elementi filtranti e le relative prestazioni sono ben definite dal punto di vista tecnico, lo stesso non accade sul piano commerciale, ambito in cui le caratteristiche operative di certi impianti vengono volutamente forzate per ovvi motivi di marketing; è il caso di alcuni filtri Carbon Block sulle cui etichette vengono dichiarate caratteristiche filtranti pari alla tecnologia pre coat, una scorrettezza che abbiamo voluto evidenziare con il seguente semplice esperimento.

Descrizione del test:
Per verificare la porosità dei carbon block abbiamo creato un piccolo impianto pilota costituito da:
un contenitore, generalmente utilizzato per i filtri a tazza da 10“, con all’interno polvere di carbone di granulometria superiore ai 0,5 micron
una T idraulica con valvole di arresto
una testata per filtri a baionetta
una seconda T idraulica con valvole di arresto
un contenitore a tazza con all’interno una cartuccia a sedimenti da 1 micron
una pompa a palette di spinta e ricircolo
Le T idrauliche servono per modificare il circuito idraulico e pilotare il flusso di acqua pulita nei filtri nella fase iniziale di spurgo, per il tempo stabilito dal produttore.
Terminata la fase di spurgo l’acqua ricca di polveri contenuta nella prima tazza viene spinta sul filtro a carbone sottoposto a test, quello che non viene trattenuto passa e viene raccolto a valle sul filtro a sedimenti.
I filtri Everpure e Water Pro, entrambi utilizzanti tecnologia pre coat, superano positivamente il test, infatti al termine della prova la cartuccia sedimenti rimane pulita; viceversa il filtro “anonimo”carbon block lascia passare la polvere di carbone, che va a sporcare rapidamente il filtro a sedimenti, a dimostrazione di una minore efficienza nella rimozione del particolato.

Perche servire acqua alla spina al ristorante

Oggi sono onnipresenti in bar e ristoranti, convenienti per una serie di fattori.
Un distributore d’acqua per ristoranti permette al servizio di essere molto più rapido e funzionale, rendendo snella la somministrazione dell’acqua. Il locale infatti, appare altamente qualificato e professionale.
Come funziona un erogatore da ristorante
La cosa particolare di questi dispenser è il fatto che si possa centellinare la quantità desiderata. Basta semplicemente premere un tasto, e il distributore riempirà il bicchiere. Si ha in tal modo maggiore efficienza e produttività.
L’erogatore d’acqua, ha all’interno un sistema micro filtrante che trattiene l’eccesso di cloro. Al contempo evita di far passare cattivi odori o tutte le particelle solide fino a 0,5 micron. La qual cosa aiuta a migliorare in modo notevole la qualità e il gusto dell’acqua. Il tutto senza disperdere sostanze nutritive per il nostro organismo, come i sali minerali.

Vari modelli di erogatori d’acqua

Un dispenser di acqua perfetto per ristoranti e bar si trovano in diversi modelli, così da riuscire a gestire le diverse richieste della clientela.
Ad esempio, se abbiamo un bancone sufficientemente ampio, si può optare per un distributore d’acqua da poggiare sul banco, sia in formato elettronico che in formato manuale.
Erogando comune (ma squisita) acqua alla spina, i dispenser in formato elettronico più all’avanguardia dispongono di una tastiera ed un display tecnologici e innovativi. Essi consentono addirittura di fornire acqua frizzante, regolando il livello di bollicine e la temperatura. Viceversa, i modelli manuali hanno in dotazione una leva per azionare il meccanismo.

La potenza degli erogatori e la manutenzione

Un discorso particolare da fare in tal contesto inerisce anche alla potenza di questi marchingegni. Essa infatti riguarda in particolare la produzione di acqua microfiltrata, fredda e frizzante all’ora varia in base ai modelli. Ovviamente si trovano modelli che dispensano acqua con una velocità di 30 litri all’ora, ma anche di 60, 90, 120, e così via.
Detto ciò, cerchiamo di capire come si organizza l’aspetto manutentivo di un erogatore d’acqua. È palese che ogni dispositivo simile, soprattutto in quelli posti nei locali pubblici, ha bisogno di particolare attenzione e di controlli costanti.
La manutenzione va effettuata minimo una volta ogni sei mesi. Essa consiste, sostanzialmente in sostituzione di filtri a carbone attivo. Per quanto riguarda il tubo che eroga acqua frizzante, va cambiata la bombola che produce CO2 (alimentare E290), soprattutto quando sta per esaurirsi.

Il costo dei prezzi dei distributori d’acqua per bar e ristoranti?

Ovviamente quello che preme sapere a tutti è quando costano i distributori. A seconda del modello cambia il prezzo, che di solito parte da un minimo di 1500 euro, e può arrivare anche a 3000 euro. Tutti i costi cambiano a seconda di una serie di fattori. Sofisticazione, tecnologia, sono valori aggiunti che fanno cambiare maggiormente il prezzo.
Incide sul valore del congegno anche il tipo di contratto che si sottoscrive con l’azienda fornitrice, ovvero se acquistiamo o noleggiamo l’erogatore. Se lo si vuole prendere semplicemente in prova per testarne il valore meglio noleggiarlo. Viceversa, se invece si è certi di volerne uno, sarebbe meglio acquistarlo.
Anche la questione della manutenzione è incidente sulla variante del prezzo. Se inclusa nel contratto si maggiora il valore. Viceversa se non la si prevede, allora il prezzo sarà inferiore.
È palese dunque in termini di convenienza, quelli che sono i vantaggi di un erogatore in un locale pubblico. Non solo in termini economici, ma anche sul piano igienico. E per il costo, sicuramente appare evidente la convenienza anche delle spese da affrontare.

Il Noleggio: un AIUTO per NON FERMARSI

Il Noleggio: un AIUTO per NON FERMARSI, una spinta PER RICOMINCIARE.
Per gli addetti ai lavori del settore, è chiaro come l’ultimo quinquennio abbia visto il noleggio crescere in termini di consapevolezza da parte dei grandi operatori nei mercati interessati e interessabili allo stesso; la novità ancor più esilarante riguarda la diffusione culturale del concetto di utilizzo di un bene a discapito del possesso, facente capo a un più grande presupposto sociologico che vede i nuovi consumatori non più interessati all’ottenimento di beni solidi, permanenti, statici e di lunga durata, ma propensi a un ricambio frequente di oggetti e strumenti destinati all’utilizzo personale e non solo.
Alla medesima stregua, le aziende (industrie, professionisti, negozi, alberghi, ristoranti,ec cetera) scelgono di noleggiare beni perchè sono consapevoli di quanto veloce sarà l’esigenza di ricambio, quanto la tecnologia renderà obsoleti alcuni strumenti in un breve lasso di tempo e quanto possa essere vantaggioso dotarsi di tutto senza possederlo e senza appesantire i bilanci.
Eppure, per i non addetti ai lavori, il noleggio appare ancora un mistero; proviamo a fare un po’ di chiarezza, puntualizzando come in questo articolo si parli di noleggio destinato alle Aziende e non ai privati.
Noleggio operativo, noleggio strumentale, noleggio operativo di beni strumentali, locazione, locazione operativa… Sono tutti sinonimi: per semplificare, riferiamoci a questo servizio chiamandolo NOLEGGIO.
Il noleggio prevede sempre tre attori: qualcuno che fornisca un bene (il fornitore); qualcuno che utilizzi un bene (l’utilizzatore) e una società di noleggio che generi, tuteli, accompagni il rapporto tra chi fornisce il bene e chi lo utilizza.
Generare il rapporto tra fornitore e utilizzatore, significa creare e gestire un contratto di noleggio a favore dell’utilizzatore, dopo avere acquistato quel determinato bene dal fornitore e averne regolate le condizioni di utilizzo con entrambe le parti.
In altre parole, la società di noleggio acquista il bene dal fornitore e ne garantisce l’uso all’utilizzatore, a fronte del pagamento di un canone mensile, per un numero di mesi pattuti insieme alle parti coinvolte.
L’utilizzatore godrà del bene – e degli eventuali servizi a esso associati – per il periodo stabilito: esattamente come se quel bene gli appartenesse, ne avrà pieno controllo e piena gestione operativa. Al termine del periodo di locazione, potrà scegliere se sostituirlo, rinnovarne il noleggio oppure restituirlo.
Il noleggio è dunque uno strumento flessibile, non finanziario bensì commerciale, adottabile da chi produce e/o commercializza beni (fornitore) con lo scopo di diversificare e dunque ampliare le proprie modalità di vendita, massimizzare l’incasso, annullare il rischio di credito.
É allo stesso modo indispesabile per chi ha bisogno di beni, servizi e strumenti per potere lavorare: il cliente finale, l’utilizzatore dei beni, saprà trovare nel noleggio leve e dinamiche che oggi non riesce a trovare nella finanza ordinaria.
Proviamo ad approfondire in cinque punti quanto fin qui accennato:

IL NOLEGGIO È VINCENTE PERCHÉ SI ADATTA ALLE ESIGENZE DEI CLIENTI.

Nonostante l’oggetto del noleggio sia il bene al quale si applicano tutte le caratteristiche proprie alla locazione, sarebbe utile spostare il focus sui vantaggi che un fornitore di beni o un utilizzatore di beni possono trarre, dando per scontato che ogni bene o servizio sia noleggiabile, purché utile allo sviluppo, alla crescita o al consolidamento di un business.

IL NOLEGGIO NON SOSTITUISCE LA VENDITA MA LA INTEGRA: È UNA MODALITÀ DIVERSA DI PROPOSTA DI UN BENE O SERVIZIO.

“Perché dovrei noleggiarlo, quando posso venderlo?”: è una domanda che i Fornitori interessati al noleggio pongono spesso. Pensiamo al bene a noleggio più diffuso in Italia: l’automobile. Le case automobilistiche (fornitore) propongono il noleggio poiché tale formula (spesso all-inclusive) risulta accattivante per una clientela che per le più svariate ragioni ritiene abbia senso concentrarsi sull’utilizzo dell’auto e non sul possesso della stessa. Tuttavia, la produzione di auto non è diminuita: si è solo aggiunta una forma grazie alla quale numerose aziende e non meno professionisti hanno potuto costruire una flotta senza necessariamente acquistare le auto che la compongono. Il noleggio di qualsiasi altro bene segue la stessa dinamica: offrire ai propri clienti i beni con la formula della locazione. La società di noleggio – che si pone esattamente tra fornitore e utilizzatore – acquisterà quei beni dal fornitore per concederne l’utilizzo al cliente secondo le modalità prescelte da lui o dal suo fornitore. Solo al momento della consegna/collaudo del bene il fornitore riceverà il saldo della fattura, mentre la società di noleggio attiverà l’addebito dei canoni al cliente.

IL NOLEGGIO SOSTITUISCE L’ACQUISTO: LA CENTRALITÀ DEL CAMBIO CULTURALE, LA FLESSIBILTÀ DEL SERVIZIO E I VANTAGGI ANNESSI.

Lato cliente (utilizzatore di beni), invece, possiamo affermare che il noleggio sia una nuova modalità di utilizzo di un bene o di un servizio, prendendo le distanze dal concetto del possesso: tutti i giorni (prima che ci trovassimo ad affrontare l’attuale situazione, ndr) saliamo a bordo di bus, metropolitane, treni; visitiamo città sfrecciando su monopattini elettrici; navighiamo una porzione di mare a bordo di un’imbracazione; vediamo programmi televisivi, film e partite di calcio pagando il singolo spettacolo che ci interessa… Eppure, per fare tutto ciò non abbiamo comprato il vagone di un treno, né un monopattino o un gommone!
Il mancato possesso degli oggetti menzionati nell’esempio, non ha precluso il fatto che potessimo comunque fare esperienze attraverso quegli oggetti, esattamente come se li avessimo acquistati.
Vi è, in primo luogo, un cambio culturale in atto, da comprendere, accettare e vivere sulla propria pelle. La maggiore parte dei beni con cui abbiamo a che fare tutti i giorni sono oggetti che utilizziamo per uno scopo. Cerchiamo la disponibilità all’utilizzo, l’efficienza del funzionamento, la prontezza della risposta, la modernità e la velocità. Cerchiamo delle caratteristiche sempre e comunque legate all’utilizzo di ogni bene; poco importa che il bene ci appartenga. Un tempo il possesso dei beni certificava lo stato di salute formale di un’impresa, di un professionista. Oggi il possesso appesantisce, immobilizza capitali, inficia la pianificazione degli investimenti.
Esistono settori in cui rinnovare i beni che caratterizzano il business di competenza è un must: alberghi e ristoranti, insegne che hanno importanti e costanti flussi di clientela, aziende che lavorano con strumentazione tecnica, aziende che lavorano grazie ad apparati dotati di una forte componente tecnologica, aziende e professionisti che utilizzano beni e strumenti soggetti a una veloce obsolescenza in ragione dell’utilizzo costante.

IL NOLEGGIO NON È FINALIZZATO ALL’ ACQUISTO, MA APRE AL FORNITORE INNUMEREVOLI NUOVE OPPORTUNITÀ COMMERCIALI

Se il noleggio sarà stato apprezzato dal cliente, con ottime probabilità il cliente stesso richiederà un bene aggiornato rispetto a quello che ha utilizzato e la cui locazione è terminata; a quel punto se il fornitore avrà saputo gestire il percorso di fidelizzazione del proprio cliente – garantendo tutti i servizi (se) inclusi nel canone di noleggio per il periodo di locazione – continuerà a servirlo proponendo ulteriori beni con la stessa dinamica, ma con la possibilità di rientrare in possesso di quelli “usati” dal cliente.

IL NOLEGGIO NON È UNA MODALITÀ DI PAGAMENTO DI UN BENE. È LA MODALITÀ DI UTILIZZO DI UN BENE.

Nel mondo finanziario per ottenere un finanziamento serve accedere a forme di credito che spesso le banche non concedono a cuore leggero o in tempi brevi; ci si espone nei confronti delle banche e si accetta che quella operazione sia segnalata, poiché si tratta di erogazione diretta che preclude, in molti casi, un’ulteriore erogazione. I beni che si acquisteranno grazie a quel finanziamento, saranno soggetti ad ammortamento e sicuramente entreranno nel bilancio dell’azienda o del professionista. Quella appena descritta è una modalità di pagamento di un bene.
Il noleggio, che è una modalità di utilizzo di un bene, non prevede segnalazioni e ha tempi di istruttoria della pratica veloci. Non ci sono capitali immobilizzati né viene precluso l’ottenimento di ulteriori linee di credito, poiché l’operazione di noleggio è commerciale e non finanziaria; inoltre, permette una valutazione del richiedente con una leva 60 vs 40, dove il 60% occupa la valutazione commerciale di quella richiesta, e il 40% la parte di merito creditizio. La valutazione del fornitore di quei beni e di quei servizi sarà parte integrante della valutazione complessiva della operazione di noleggio.

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